Descrizione

di Friedrich August Schulze
Traduzione e cura di Chiara Gianni


Friedrich August Schulze fu un romanziere tedesco che ebbe fortuna soprattutto grazie all’antologia in cinque volumi di storie di fantasmi dal titolo Das Gespensterbuch (Il libro dei fantasmi) pubblicata tra il 1811 e il 1815, in cui è presente anche il racconto Die Todtenbraut (La sposa cadavere), qui presentato per la prima volta in Italia tradotto dall’originale del 1811.

L’intera antologia ebbe una notevole risonanza tra i suoi contemporanei. La traduzione francese della stessa dal titolo Fantasmagoriana, influenzò autori come Lord Byron, Mary Shelley, Percy Bysshe Shelley, John William Polidori e Claire Clairmont.

La fortuna del racconto La sposa cadavere, che parte da un’antichissima leggenda ebraica per evolversi in un gioco di cornici, è particolarmente interessante perché non si limita solo ai suoi contemporanei. Oltre ad aver influenzato, come si è visto, alcuni delle maggiori scrittrici e scrittori del gotico inglese, ha notevoli affinità anche con L’uomo della sabbia (Der Sandmann) di E.T.A. Hoffmann o La donna dal collier di velluto (La Femme au collier de velours) di Alexandre Dumas; ma soprattutto giunge fino ai giorni nostri quando, nel 2005, il grande regista Tim Burton ne ha tratto il pluripremiato film d’animazione in stop-motion, Corpse Bride.

Anche se la storia ha sempre risvolti e finali differenti, nelle diverse versioni che si susseguono nei secoli e attraversano il mondo il tema centrale che permane è quello dell’espiazione di una colpa o della riparazione di un torto subito nel contesto di un legame sentimentale. Si tratta del ritorno dalla morte per trovare quella pace che non è stata concessa in vita, riprendendo un tema tipicamente ebraico risalente alla Cabala liurianica e alla cosiddetta “teoria del riempimento (ibbur): se un’anima ha tralasciato un obbligo in vita, allora è costretta a tornare sulla terra per rimediare a tale oblio.

Questo è ciò che avviene nella leggenda popolare tramandata oralmente riportata da Schulze nell’ultima cornice della sua novella, che si presenta oltretutto come chiave di lettura dell’intera narrazione. Secondo questa leggenda, il fantasma di una donna vaga da secoli per la terra col fine di espiare la colpa di aver abbandonato l’amato portandolo alla morte, e assume di volta in volta nel corso dei secoli l’aspetto di giovani donne affascinanti per sedurre gli uomini, finché non troverà quello capace di resisterle.

Uno degli aspetti più interessanti del testo di Schulze è l’aspetto legato al tema del femminile che emerge inevitabilmente nella scelta di un fantasma o creatura soprannaturale appartenente a tale genere. Uscendo dalla dicotomia tipicamente ottocentesca che vede la donna di volta in volta come espressione o della femme fatale o della Santa, della seduttrice o della brava moglie, nel suo testo Schulze promuove un personaggio femminile ambivalente capace di riassumere in se stesso entrambi questi aspetti e soprattutto presenta attraverso l’espediente delle gemelle, una ancora in vita e l’altra morta, unite anche nel mondo ultraterreno da un legame insolubile, il valore dell’alleanza fra donne non presente in altri testi del tempo o precedenti.

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